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Moda etica e sostenibile

Moda etica e sostenibile

Tomorrow April 24 is the Fashion Revolution Day , on April 24 last year in fact 1133 people lost life in the collapse of a production complex in Dhaka, Bangladesh.
We take the opportunity to talk about ethical and eco-sustainable fashion. Ecofashion.
We found inspiration by an article on TreeHugger by Margaret Badore, here the original. The author responds to criticisms that evidently have directed her, on eco-sustainable fashion. She agrees with many readers of TreeHugger, the magazine she writes for, that thrift stores are the most eco-friendly choice of all, and there are often also designer clothes.
However, thrift shops cannot be the only solution, if anything, “a bridge to achieve sustainable fashion, but not the destination”, which should be produced in an alternative way. It is for this reason, she says, that she writes about green fashion, she refers to brands like Nau, Alternative or Amour Vert.
The issue is interesting, because more and more often we talk about sustainable fashion, but we rarely go beyond the labels and think about the topic. This article, on the other hand, has interesting ideas.

Assumiamo per un momento di poter rifare l’industria della moda e di colpo e svegliarci in un mondo dove tutti i vestiti sono ecosostenibili. Come sarebbe? Nel mio mondo ideale la produzione dei vestiti sarebbe locale, biologica, in fibre naturali che sarebbero raccolte e filate, in accordo con le necessità culturali della zona, colorate con coloranti non tossici. Questi processi produttivi creerebbero vestiti belli, multifunzionali e duraturi. Questi vestiti sarebbero disegnati e cuciti da persone che sarebbero pagate un reddito giusto, sarebbero parte della comunità che sceglie i beni che produrrebbero… Non avremmo bisogno di molti oggetti. Questi vestiti durerebbero molto tempo, ma non per sempre. Diventerebbero comunque consumati, troppo amati per sembrare professionali, troppo pieni di buchi per tenerci caldi a sufficienza. Forse questi vestiti troverebbero una seconda vita come pezze o coperte, ma anche quando questi piccoli frammenti non sarebbero più utili a lungo non sarebbe grave, perché le fibre sarebbero biodegradabili. Be’… siamo ben lontani da questo ideale. Al momento la moda che detta legge è veloce, lo stile e il commercio ci hanno spinto a trattare i vestiti come come la carta delle caramelle. Il peso che l’industria della moda ha nell’inquinamento globale è determinante. (…) Sicuramente abbiamo necessità di comprare meno vestiti e accessori. Abbiamo bisogno di indossarli più a lungo, di pagarli di più. Non avete bisogno di molto. Non avete bisogno di comprare un nuovo oggetto per diversi anni. Io non penso a questo quando scrivo di una nuova stagione o di una bella collezione. (…) A volte però abbiamo necessità di comprare qualcosa di nuovo. (…) In tal caso spero che le persone abbiano opzioni migliori che i grandi marchi della moda. Potete supportare un marchio che condivide i vostri valori.

Nel corso del suo lavoro di interviste con designer e marchi di moda ha imparato, dice, che ci sono molte sfide per fare vestiti e accessori ecologicamente sostenibili. Non c’è nessuno che corrisponde totalmente all’ideale presentato all’inizio del suo post ma, dice, molte aziende ci si stanno avvicinando ed è chiaro l’impegno che ci mettono per essere sempre più sostenibili, e comunque mostrano una via verso un mondo migliore. Quindi compriamo poco e bene!

Photo by Anna Sullivan on Unsplash

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