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Slow fashion. Una storia quotidiana

Slow fashion. Una storia quotidiana

Scritto da Roberta

L’altra mattina pensavo a questo post mentre spaccavo la legna per la stufa..

Volevo parlare di moda etica e sostenibile e dei nostri gioielli con tavole da skateboard riciclate.

Intanto iniziavo anche a pensare alle cose urgenti fare nella giornata: aggiornare lo shop, mandare alcune email, chiudere un progetto.

Stare fuori in giardino, con i nostri cani sdraiati al sole, scaldando i muscoli nell’aria fredda del mattino, mi faceva stare bene, ma anche sentire un po’ in ritardo sul lavoro da fare per il brand.

E lì, con l’ascia in mano e la legna da raccogliere, ho realizzato: non è una perdita di tempo questa, rispetto al tempo del “lavoro”!

Non solo lavoriamo in modo quanto più ecologico possibile, ma cerchiamo anche di vivere “slow”.

Anche spaccare la legna per la stufa è parte del nostro lavoro e della nostra ricerca di essere sostenibili. Perciò oggi ve lo racconto.

Siamo un brand artigianale, realizziamo direttamente nel nostro laboratorio in Italia i nostri gioielli. Siamo molto diversi anche da gran parte degli attori della moda sostenibile, curando direttamente produzione e vendita, per i materiali che usiamo, insoliti per i gioielli.

Ma facciamo un passo indietro, cosa si intende per moda sostenibile?

Kate Fletcher, ricercatrice inglese che si occupa di questi argomenti, fa un quadro delle varie definizioni.

Green fashion, moda etica, eco fashion, moda slow.

Sostanzialmente vengono utilizzate in modo intercambiabile, soprattutto di recente, da quando questi temi sono diventati di tendenza.

Secondo Fletcher “green fashion” era la definizione più usata all’inizio e in ambito industriale, sottolinea gli aspetti ambientali, spesso in relazione ad un unico prodotto o processo produttivo.

Moda etica” pone l’accento sugli aspetti sociali, sulle condizioni di lavoro oltre che sugli aspetti ambientali e della scelta dei materiali.

Eco fashion” si riferisce al design di prodotto che massimizza l’efficienza delle rirsorse e minimizza gli scarti, mentre “moda sostenibile” indica la consapevolezza delle interconnessioni sistemiche nel lungo periodo, tra contesti materiali, sociali e culturali.

(Kate Fletcher, Moda, design e sostenibilità, 2018, Postmedia, Milano, p. 15).

Ultimamente si parla anche di “slow fashion“: un vero e proprio movimento, secondo la ricercatrice, in contrapposizione al “fast fashion” e ai danni sociali e ambientali che quel modello comporta.

“Slow fashion” riguarda non solo i processi produttivi, i materiali, i prodotti, ma anche le pratiche d’uso oltre che di acquisto dei consumatori.

Quando si parla di moda slow dobbiamo guardare all’intera vita degli oggetti, non solo alla fase di produzione, ma anche agli usi che ne fanno le persone, ai contesti sociali e culturali.

Fletcher ha approfondito questo argomento con diversi progetti, tra cui Craft of use, sui saperi locali e le pratiche d’uso di vestiti e accessori da parte delle persone.

Chi si interessa all’ecologia e al rispetto dei diritti del lavoro nel sistema moda spesso acquista di meno e meglio, ripara, riutilizza, acquista vintage e usato di qualità.

Nella moda sostenibile i prodotti sono in media più costosi, sono diversi i materiali, i metodi di produzione, spesso c’è molto lavoro artigianale, i capi o gli accessori sono prodotti più a livello locale, quindi anche nei paesi del Nord del mondo.

I prezzi sono quasi sempre più alti, ma questo secondo Fletcher è giusto, rispecchia le condizioni di lavoro e le attenzioni per l’ecologia che il fast fashion non può rispettare, per ottenere i prezzi bassi.

Si tratta dunque di comprare meno ma comprare meglio, prodotti che poi sono più durevoli nel tempo, più originali, più indipendenti dalle mode estemporanee e stagionali del mainstream, più vicini all’identità del consumatore che li sceglie.

Fletcher risponde anche alla domanda ricorrente di come sia possibile parlare di democratizzazione della moda, se i prezzi sono generalmente più alti.

Oltre al prezzo del prodotto bisogna guardare il sistema complesso.

Nella moda slow e sostenibile le persone, sia produttori che consumatori, hanno più controllo su tecnologie, relazioni di produzione e commercializzazione, sono dunque protagonisti attivi e meno “ingranaggi” di un sistema globale.

Nel nostro lavoro utilizziamo legni locali non commerciali, che selezioniamo e stagioniamo personalmente in laboratorio, essenze lignee esotiche riciclate, resine ecologiche e tavole da skateboard riciclate (vedi di più qui

Tra i nostri prodotti di punta ci sono gli gli anelli fatti con legno da skateboard riciclati.

Qui vogliamo raccontarvi come il materiale e la lavorazione influenzino il design e quindi anche le scelte delle persone che acquistano.

Ci piace andare in skateboard (Simone pratica questo sport da una trentina d’anni, in passato anche a livello agonistico), quindi abbiamo molte tavole da skate usate.

Facendo gioielli in legno è stato spontaneo utilizzare anche il legno delle tavole da skate.

E’ acero canadese, multistrato, e spesso ci sono dei colori all’interno, per estetica delle tavole, che hanno anche una grafica nella parte sotto.

Simone combina e tinge le tavole per ottenere colori diversi.

Una cosa che questo materiale non ci consente di fare, ad esempio, è riprodurre le collezioni come vorremmo, perché a volte un colore può non essere disponibile, le tavole o le combinazioni sono finite e non ne abbiamo altre uguali.

Da qui l’ispirazione di progettare gli anelli di skate come serie a edizione limitata, in combinazione con le basi in resina. Abbiamo realizzato anche alcune collezioni per Agnes B.

Anche la resina infatti è realizzata artigianalmente da Simone in laboratorio e colorata in pasta, con terre e pigmenti, quindi anche per le basi creiamo colori e combinazioni sempre diverse.

La collezione richiede un grande lavoro sul colore, che è stato anche riconosciuto da Pantone nel 2023, per questa ragione la abbiamo chiamata Colors Skateboard.

Gli anelli sono in edizione limitata, di 10 – 20 pezzi per ogni combinazione.

Questi anelli sono stati pubblicati di recente anche nella rivista Flow France proprio per il loro valore ecologico, di riciclo – upcycle, oltre che per lo stile.

I nostri anelli Skateboard Colors su Flow France

Vogliamo raccontarvi un aneddoto: quando la rivista è uscita, in gennaio, sullo shop erano rimasti solo due pezzi, in due misure, dell’anello pubblicato su Flow. Gli ultimi rimasti di una tiratura di 10 pezzi. Ovviamente sono andati subito sold-out.

Per un caso fortunato siamo riusciti a rifarne alcuni: in laboratorio avevamo ancora un pezzo di una tavola da skate con quei colori!

Ma pensiamo che chi acquista i nostri gioielli ricerchi e apprezzi l’originalità, le edizioni limitate, il fatto di avere oggetti personalizzati e a volte pezzi unici.

Voi cosa ne pensate?

L’unicità ha qualche relazione con la moda lenta?

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